di Gloria Sahbani
Quando le parole esplodono nella pagina come meteore, nasce una poesia.
Come tutte le forme d’arte antiche, che costituiscono le vere fondamenta della storia degli esseri umani, la poesia è immensa quanto indescrivibile nella sua completezza.
Gentile ospite, mi chiamo Gloria Sahbani e in questa sezione cercherò, con il mio minuscolo scrigno di conoscenze e ricordi, di raccontare la poesia con il suo mezzo migliore: i versi. Siano essi in rima, nati senza un reale obbiettivo, derivanti da un sentimento esistente, saranno tutti qui trascritti per essere proiettati nella tua memoria e impressi nel tuo sguardo.
A volte gli articoli saranno incentrati su un tema in particolare, altre volte tratteranno un singolo autore o un singolo componimento. Non voglio essere troppo minuziosa sull’assetto di questa sezione versi liberi: alberga un’immensa bellezza nella poesia, ma una bellezza incalcolabile, e così vorrei nascessero gli articoli di questa sezione, come un giorno in cui il sole ci sorprende e ci scopre un sorriso sul volto che cambia le nostre prospettive per quella giornata.

La poesia è per tutti, diffida da chi scrive o declama che essa è per colti e poeti soltanto. La poesia nasce per essere al servizio di chiunque abbia anche poca gentilezza di dedicarle qualche minuto, di rapirla per strada tra la fiumana di pesci grulli che non si soffermano sulle cose intorno a loro. La poesia è per i contadini e per i bambini, per i cuori di pietra come per coloro che non credono all’amore eterno.
La poesia, prima di essere fuori di noi, è dentro.
Essa dilaga e scorre nelle nostre fenditure interiori, negli spazi ossigenati e tra i pensieri. La poesia è parte del nostro essere, della nostra personalità, dei nostri sogni. Non c’è poesia senza la volontà di guardarsi dentro.
Come e dove si trova la poesia?
La poesia è dappertutto. Scivola abbracciata alla rugiada sulle foglie venose all’alba o scorrazza appesa ai crini dei cavalli galoppanti, è in posa davanti all’obbiettivo di una macchina fotografica e spesso dorme nei lettini con i bambini da poco venuti al mondo.
Per trovare la poesia, è importante che ciascuno non dia per scontato i gesti della quotidianità, gli oggetti che ci circondano e, dulcis in fundo, le persone che abbiamo accanto.
Nulla di ciò che abbiamo è dovuto né meritato, soltanto la vita è stata così magnanima con noi da averci donato tanto. Per chi pensa che ciò che ha intorno non è abbastanza, può cercare di cambiarlo o lavorare ancora per scavare e recuperare la poesia sotterrata sotto un’esistenza superficiale.
La poesia è solo di chi la scrive?
Posso affermare che la poesia è tua, mia e di chiunque voglia.

Un poeta non scrive mai dei versi solo per se stesso, anche se ci sono dei rari casi in cui le poesie scritte rimangono chiuse nei cassetti delle scrivanie, poiché esse non sono ancora pronte per essere condivise con altre anime diverse da quella dell’autore. Nella maggior parte dei casi, la poesia è opera di una persona sola, che rende servi il suo intelletto e la sua mano abile per trasformare in linguaggio umano un’idea divina.
Quella persona è come un pennello nelle mani della fantasia, che serve a trasferire sulla tela bianca dei colori che saranno poi parole.
Una volta che la poesia diventa reale, essa è universale.
Penso sia capitato almeno una volta nella vita di leggere alcuni versi, un aforisma o una citazione e identificarci in quelle parole. Questo accade quando, chi scrive, è adatto a rendere di tutti ciò che era suo e sentimenti come l’amicizia, la fedeltà, la morte e la sofferenza, il perdono, la speranza, l’amore, diventano anche nostri.
Questo è il potere infinito della poesia: rendere universale il personale e racchiudere in un solo abbraccio tutti i corpi del mondo.
A proposito di abbracci, che in questi tempi di emergenza ci mancano, la poesia per fortuna è immateriale e può avvicinarsi senza il rischio di doverla temere. La poesia è ancora positiva, lo sarà sempre e non si cura della possibilità di fraintendimento di questo termine. Anch’io, come la poesia, voglio continuare ad essere positiva e non mi soggiogherò al termine “ottimista” solo perché esso non ha nulla a che fare con una pandemia mondiale.
Non bisogna cambiare le proprie abitudini per qualcuno o qualcosa, sarà il virus che se ne andrà con l’amaro in bocca e ci lascerà riprendere in mano le nostre vite, tra le braccia i cuori di chi amiamo e sulle labbra e sulle guance i baci accumulati.
In questi tempi molto difficili per l’umanità, la poesia è positiva perché ci ricorda ancora che la speranza ci appartiene e che siamo stati creati liberi e combattivi, capaci di reagire e fiduciosi in una nuova rinascita. Come tanti avvenimenti del passato, anche questo, che sarà storia, ora è un imprevisto.
Ma d’altronde, quale avvenimento va secondo le nostre previsioni? Non così tanti, la vita non è programmabile, proprio come la poesia.
Non ci resta che viverla come accade, senza pensare troppo a ciò che non è ancora. Ciò che abbiamo, ora, è tutto quello che ci serve, perché se è vero che programmare è utile, vivere all’avventura, giorno dopo giorno, è indispensabile.

Lo scrisse anche il grande poeta Eugenio Montale in questi versi della poesia
Prima del viaggio:
E ora, che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l’ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza.
Qui di seguito il componimento intero, incluso nella sezione Satura II della raccolta del 1971 Satura. Montale, ha saputo descrivere con contenute parole ciò che noi abbiamo detto in tante:
Prima del viaggio si scrutano gli orari,
le coincidenze, le soste, le pernottazioni
e le prenotazioni (di camere con bagno
o doccia, a un letto o due o addirittura un flat);
si consultano le guide Hachette e quelle dei musei,
si cambiano valute, si dividono
franchi da escudos, rubli da copechi;
prima del viaggio s’informa
qualche amico o parente, si controllano
valige e passaporti, si completa
il corredo, si acquista un supplemento
di lamette da barba, eventualmente
si dà un’occhiata al testamento, pura
scaramanzia perché i disastri aerei
in percentuale sono nulla;
prima
del viaggio si è tranquilli ma si sospetta che
il saggio non si muova e che il piacere
di ritornare costi uno sproposito.
E poi si parte e tutto è O.K. e tutto
è per il meglio e inutile.
………………………………………………
E ora, che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l’ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
ch’è una stoltezza dirselo.
Se vuoi saperne di più, ecco qualche testo:
Illustrazione in copertina di M. Raffaella Matranga.