di Silvia Greco
Ho sempre amato la poesia San Martino di Giosuè Carducci sin da quando, da bambina, il maestro me l’ha fatta scoprire sui banchi di scuola. Da allora tutti gli anni è un piacevole rito per me, la mattina dell’11 Novembre, ripercorrerla con la mente mentre cammino e inspiro la speciale atmosfera di questa giornata.
Quanti profumi, colori e sensazioni risvegliano quelle familiari parole!
“La nebbia a gl'irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar..."
Ad occhi chiusi mi avvolge una sentore di foschia e, lontano, risuona il fragore delle onde, il profumo di salsedine pizzica il naso e la tavolozza dei colori inizia a delinearsi con toni freddi: il blu scuro, quasi nero del mare, il grigio della nebbia, il bianco lattiginoso del cielo coperto.
Pochi versi capaci di delineare un’ambientazione degna dello strurm und drang!

“Ma per le vie del borgo dal ribollir de' tini va l'aspro odor de i vini l'anime a rallegrar...”
Come una pennellata il color borgogna: il colore del vino nuovo, irrompe. Insieme a quel “ma” spezza il silenzio, la malinconia della natura spenta in una giornata uggiosa e ci porta in un borgo: con i suoni della gente in fermento, le risate di saluto, il rintocco delle campane di una chiesetta.
I colori diventano più tiepidi: il tortora delle mura del borgo, il rovere delle botti di vino…

“Gira su' ceppi accesi lo spiedo scoppiettando: sta il cacciator fischiando sull'uscio a rimirar...”
Dalla natura, al paese, ad una casa. La visuale si restringe ma allarga il cuore sempre di più.
I colori sono diventati caldi: il rosso del focolare, i riflessi arancio sulle mura domestiche, gli intrecci di una coperta di lana. Le sensazioni sono avvolgenti: il profumo della carne allo spiedo e il suono del crepitio del fuoco.

“Tra le rossastre nubi stormi d'uccelli neri, com'esuli pensieri, nel vespero migrar.”
E anche la natura si è placata, non più fredda e grigia ma splendida, in un tramonto rossastro che annuncia bel tempo e promette serenità.
Apro gli occhi. La poesia è finita e mi ritrovo come quel cacciatore a cercare nel cielo un uccello, cui affidare un mio pensiero per portarlo lontano; augurandomi ancora, per il prossimo anno, di poter brindare con il vino nuovo, ripensando a queste parole.