È uscita (a cura di Eugenio Fizzotti per Mursia editore) la VI edizione della raccolta di scritti del celebre psichiatra viennese Viktor Frankl, dal titolo “Alla ricerca di un significato della vita”.
Il libro ripercorre le tappe fondamentali dell’ideologia del fondatore della Logoterapia e dell’Analisi Esistenziale, attraverso una ricostruzione dei precetti più importanti del suo pensiero rivoluzionario.
“Per curare la nevrosi e la depressione, la cosa più importante è il compito per il quale ognuno deve lottare nella propria vita. Ciò vale molto più del denaro, del successo e del piacere.”
Chi era Viktor Frankl, uno psicologo nei lager.
Nato nel 1905 a Vienna, ebbe la possibilità di conseguire la laurea in medicina e dedicò i suoi studi rispettivamente alla psicologia, alla psichiatria e alla filosofia durante tutta la sua carriera accademica e lavorativa. L’esperienza che ne cambiò profondamente il percorso fu quella della deportazione nei campi di sterminio nazisti. Di famiglia ebrea, i suoi genitori e sua moglie non sopravvissero alla mattanza hitleriana, mentre lui fu liberato nel 1945.
Nel volume “Lettere di un sopravvissuto. Ciò che mi ha salvato dai lager” e nel best-seller “Uno psicologo nei lager”, parla di come non cedette mai alla tentazione di “correre il filo”, ovvero di non lasciarsi mai andare alla sfiducia al punto di suicidarsi toccando il filo dell’alta tensione che circondava il campo di Auschwitz. Le sue teorie riuscirono ad intravedere una ragione di vivere anche nelle situazioni più disperate, e lo resero il padre del terzo metodo della scuola viennese dopo Freud ed Adler. Morì nel 1997, ricevendo nel corso di tutta la sua carriera circa 29 lauree honoris causae in tutto il mondo.

La crisi dell’uomo moderno, disilluso e angosciato dalla mancanza di significato.
L’uomo di cui parla Frankl è l’uomo di oggi che, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, ha visto esponenzialmente aumentare le proprie possibilità, distaccandosi dal valori della “vecchia” società. Nella nostra epoca sono crescenti i casi di depressione e di suicidio (specialmente giovanili), ma soprattutto di angoscia nell’affrontare la vita quotidiana senza trovarci un reale motivo di esistere.
Nonostante infatti lo stress e l’iperattività della società occidentale cerchino di assorbirci totalmente, è attraverso l’autorealizzazione, i piaceri sensibili e la cura dell’immagine esteriore che si prova a dare un senso alla propria esistenza. Frankl ci mette in guardia dal pericolo che queste chimere costituiscono per noi, ovvero un qualcosa che non potrà mai riempire il nostro vuoto esistenziale.
Secondo il celebre psicoterapeuta, infatti, l’essenza umana si trova nel proprio autotrascendimento, ovvero al di là dell’essere umano stesso.
La patologia del nostro tempo: il disturbo della motivazione.
Attraverso i suoi studi decennali, Frankl ci mostra come spesso raggiungere ottimi risultati nel lavoro o ottenere grandi guadagni risulti poi un inutile inseguimento alla felicità, che conduce ad una frustrazione esistenziale per mancanza di significato.
È capitato a tutti noi di raggiungere dei traguardi, quelli a cui aspiravamo da tempo, per sentirci immediatamente di nuovo insoddisfatti e alla ricerca di qualcosa di nuovo. Lo psichiatra viennese individua nella nostra società l’uomo privato dei vecchi valori e delle tradizioni (che erano perno della società dei nostri nonni, ad esempio), ed esposto ad un grave pericolo poiché egli, contrariamente all’animale, non è guidato solo dagli istinti che gli indicano cosa è dannoso per se stesso e cosa non lo è.
Le dinamiche che scaturiscono da questo stato sociale tendono a sfociare o nel conformismo, ovvero nel desiderare di fare e di avere ciò che la maggioranza stabilisce (le mode ad esempio e potremmo dire anche i modelli percepiti oggi attraverso i social media), oppure nel totalitarismo, ovvero fare ciò che gli altri si aspettano da noi che, anche in questo caso, significa ricalcare un modello prestabilito da qualcun altro.
Come ultima conseguenza, possiamo parlare di una nevrosi noogena, ovvero una frustrazione derivata da conflitti morali e problemi di coscienza, che ci porta a essere insicuri e turbati sulle scelte giuste da fare. Questa mancanza di senso e motivazione porta a spesso a ripiegare sul soddisfacimento attraverso l’utilizzo di un elemento biochimico, come l’alcool e le droghe.
Si preferisce stare male per le conseguenze che questi elementi hanno sul nostro corpo che non per la sofferenza di dovervi rinunciare.

Inoltre, la frustrazione causata dalla mancanza di volontà di significato sfocia spesso nell’aggressività, quindi attraverso comportamenti fisici e verbali violenti, e nella sessualità. Proprio a proposito di quest’ultima, secondo Frankl solo in un vuoto esistenziale può lussureggiare la libido sessuale e, quanto più si ricerca il piacere, tanto meno lo si raggiunge, essendo la natura di esso un effetto e non un’intenzione.
L’inflazione sessuale a cui lui si riferisce sarebbe determinata dalla svalutazione e dalla disumanizzazione della sessualità stessa: ciò porterebbe a una nevrosi e ad un consumismo sessuale, che soprattutto le industrie hanno fiutato come profitto. La “personalizzazione” della sessualità è legata all’integrazione dell’uomo stesso e del partner, come scambio di una relazione personale e non schematica.
“ Il sesso umano è sempre qualcosa di più del mero sesso .Quanto più si distoglie l’attenzione dal proprio partner, tanto più il rapporto sessuale è handicappato.”
La volontà di significato: riumanizzare l’uomo nell’ordine di una libertà che sappia restituire un significato al suo destino.
La frustrazione esistenziale dell’uomo moderno si ritroverebbe nel fatto che esso, pur di non percepire la propria sofferenza e la propria inquietudine, cercherebbe di riempirla in qualunque modo pur di non rimanere solo con se stesso.

La noia può appunto essere “mortale”, e le cosiddette “malattia del manager” e la “crisi del pensionato” non sarebbero altro che fughe dal proprio malessere pur di non percepire il vuoto. L’ ebrezza della velocità sarebbe appunto un tentativo (vano) di guarire da se stessi: quanto meno l’uomo sa che scopo dare alla vita, tanto più accelera il ritmo della vita stessa.
“La logoterapia ha per compito di allargare il campo dei propri valori, per far vedere al paziente la pienezza di significato della vita.”
Gli studi operati da Viktor Frankl sono molto in contraddizione con il modo di evolvere della società moderna, e ce lo dimostrano in modo particolare due concetti: la falsa prospettiva dell’autorealizzazione e l’intolleranza al dolore.
Nel primo caso, bisognerebbe ripartire da una responsabilità personale ritrovata, ovvero chiedersi: per che cosa sono io responsabile? Dopo questo passo, riflettere sul fatto che vedere nell’autorealizzazione uno scopo di vita sia una tendenza estremamente ingannatrice: poiché, se è vero che questo ha una propria funzione nella vita umana, dovrebbe essere conseguibile come effetto della nostra persona, e non come intenzione. Il compimento di se stesso non può quindi rappresentare uno scopo cosciente ma, solo nella misura in cui realizziamo dei compiti dando loro un significato, saremo appagati e realizzeremo noi stessi.
Per quanto riguarda invece l’intolleranza alla sofferenza, Frankl ha analizzato studi secondo i quali, cercando delle scappatoie davanti alla sofferenza, l’uomo precipita in un circolo diabolico in cui non vede nella sofferenza alcuna possibilità di significato. La tendenza più diffusa nell’uomo moderno sarebbe quella di abbandonarsi all’ebbrezza del piacere per sfuggire alla sofferenza, attraverso una corrente edonistica, e mostrando una vera e propria perversione nel porre su di sé una sofferenza superflua e non imposta dal destino, ma dal capriccio.
La sofferenza può essere invece rivelatrice del più alto valore esistenziale, nel momento in cui essa stessa ci porta ad agire o ad accettare la portata del nostro destino.
“L’accettazione è la più alta prestazione che all’uomo sia dato di realizzare, la sofferenza la più grande dignità dell’uomo.”
Perdersi negli studi e nelle riflessioni dello psichiatra viennese non può che portare a riflettere sul nostro compito come persone, ad annullare le tendenze nichiliste, e a scoprire invece l’importanza e l’incredibile potenza dell’animo umano. Frankl sintetizza così:
“In una parola, l’essenza dell’esistenza umana sta nella sua auto-trascendenza. (…) essere uomo vuol dire essere orientato verso qualcosa che ci trascende, verso qualcosa che sta al di là e al di sopra di noi stessi, qualcosa o qualcuno, un significato da realizzare, o un altro essere umano da incontrare e amare. Di conseguenza, l’uomo è se stesso nella misura in cui si supera e si dimentica.”
Articolo pubblicato nel 2018 su ArtSpecialDay.