di Marc Talens
San Marco era un’esibizione dionisiaca di maschere e vestiti di lusso. Lei sognava con l’inchiostro mentre il sole splendeva sui suoi capelli dorati. Nonostante la baldoria, i suoi occhi azzurri come il canale non lasciarono la carta. L’unica musica che ascoltava era l’acqua che accarezzava le gondole e le uniche conversazioni quelle che scorrevano dalla sua penna.

Sono Batman
-Quindi, sei sicuro di essere tu?
-Ah-ah , lo stesso.
-Ma… cosa ci fai qui a Venezia?
-Beh, sai, è Carnevale.
-Sì, giusto, ma non hai paura di essere scoperto?
-Credimi, oggi è l’unico giorno in cui il diavolo in persona potrebbe venire sulla Terra e tutti si congratulerebbero con lui per il suo costume. Inoltre, è quando le persone si mostrano realmente per quello che sono.
– Salute!

Da maschere a mascherine
Chi non ha mai sognato di vivere un’altra vita?
La maschera, indossata da attori in tempi antichi o in riti tribali in alcune parti del mondo, è diventata il simbolo del Carnevale Veneziano, permettendo al possessore di abbandonare per un istante la propria vita ed incarnare un alter ego illusorio.
Festeggiamento, libertà e trasgressione.
Per alcuni giorni classi sociali, genere e identità scompaiono, in questo mondo onirico di facce coperte. La cultura popolare ci mostra la verità attraverso la finzione. Come quelle di V per Vendetta o quelle di “Dalí” in La casa de papel, le maschere veneziane furono un simbolo di indipendenza e disobbedienza alle norme sociali dettate durante la Serenissima Repubblica di Venezia, arrivando al punto di emanare leggi che ne limitassero l’uso inappropriato e, in alcune occasioni, vietandole.
I parallelismi tra ieri e oggi non finiscono qui.
La maschera da star di questi tempi è quella del mitico Dottore della Peste, forse la pandemia più famosa finora.
Paziente, guarda con esitazione, indicandoci con il becco, come se aspettasse il suo ritorno.
I fantasmi del passato ci hanno catturato di nuovo e forse stiamo aprendo un nuovo capitolo nella storia delle maschere. Passeremo a coprirci il viso da una sola parte con le mascherine, l’opposto delle maschere. Questa volta non le useremo solo per occasioni speciali, ma quotidianamente.
E chissà se torneranno per restare.
A volte i sogni si trasformano in incubi e tu vorresti solo svegliarti.

Festa delle Marie
-Hai sentito? I pirati hanno rapito dodici ragazze la scorsa settimana.
-Che dici? In mezzo al carnevale?
-Sì sì. Ma sono già stati rilasciate per ordine del Doge.
-Bontà. Cosa sarebbe la nostra Repubblica senza di lui! E cosa è successo ai pirati?
-Sono stati giustiziati. Sapete? Si dice che le dodici fossero vergini.
-Le nostre Marie!

Si rese conto che era notte perché non riusciva più a distinguere ciò che stava scrivendo. San Marco era deserta e persisteva solo la ritmica melodia dell’acqua che si infrangeva contro i sassi. L’unica traccia della festa erano i coriandoli morti per terra e solo le lucine del molo lo accompagnavano.
Perché mascherarmi per essere chi sono, se scrivendo non ho bisogno di camuffarmi per abbracciare la libertà?
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